Il senso dello Shiatsu

 

“Un albero che cade nella foresta fa rumore, anche se non c’è nessuno ad ascoltarlo. Un albero (quantistico) che cade nella foresta fa un rumore diverso a seconda di chi lo ascolta e di come lo ascolta”.

Quella qui sopra potrebbe essere la sintesi di un esperimento che, nel campo della fisica quantistica, recentemente ha confermato che "i fatti non sono oggettivi e indipendenti da chi li osserva"; ossia che la realtà (almeno quella quantistica) è definita solo rispetto al suo osservatore. Tutte le quantità fisiche, in questo senso, sono relazionali.

Venendo a noi, in una seduta di Shiatsu, come operatori, entriamo con la nostra energia, con i nostri sistemi di riferimento e con la nostra tecnica. Possiamo anche essere in grado di diversificare il nostro operato se conosciamo più sistemi di riferimento ed essere in grado di proporre paradigmi diversi, ma al momento della seduta verosimilmente ne applicheremo uno, cioè effettueremo una scelta e in questo modo determineremo una qualità specifica all'interno di quella seduta. E' un po' come se svolgessimo il ruolo di un osservatore.

L'altra persona, il nostro ricevente, arriverà con la sua mentalità, il suo bagaglio di istruzione, le sue emozioni, il suo grado di evoluzione, cioè un sistema corpo-mente-spirito completo. Se si è rivolto ad un operatore Shiatsu, avrà anche una richiesta, esplicitata o meno che sia, chiara o meno che sia per lui stesso.

Ecco che si stabilisce una relazione tra ricevente e operatore, tra sistema e osservatore. Ma la fisica quantistica che c'entra? Beh, è come se il grado di libertà, o se vogliamo l'indeterminatezza che caratterizza le varie possibilità di essere di quella persona, il ricevente, in quel momento, ad un certo punto venissero determinate, fissate, dal tipo di Shiatsu che verrà messo in atto, dalla seduta che si svilupperà nel tempo di quel trattamento. In senso quantistico, è come se l'operatore determinasse la risposta del ricevente. C'erano diverse risposte possibili, e quella che verrà data è stata determinata dalla relazione con l'operatore e dalle scelte messe in atto. Ma allora?

Allora la centratura dell'operatore è fondamentale. Non possiamo impedirci di essere quello che siamo, ma possiamo offrire il meglio di ciò che siamo. Ecco perché un'impostazione predeterminata (e figuriamoci un'impostazione non corretta!) a prescindere da ciò che è l'altro, restringe e se vogliamo un po' limita, le potenzialità dell'altro. L'auto-guarigione è il processo che si può innescare in un individuo attraverso lo Shiatsu. E poi, nel caso si tratti di una persona con un discreto livello di salute, perché al posto di guarigione, fosse anche solo espresso in termini di miglioramento della vitalità come recitano le nostre attente federazioni professionali, non si parla più semplicemente della "possibilità di evolvere"?

La centratura, dicevamo, ci permette di interagire costruendo un dialogo in tempo reale con l'altra persona, lasciare che si esprima nella misura in cui riterrà di farlo, ascoltando ciò che abbiamo di fronte, il suo essere, la sua energia, le sue possibilità di essere e di divenire. Lo Shiatsu in tal senso è una sorta di innesco, è il nostro campo di osservazione, l'esperimento in corso.

La centratura... Spesso mi sono domandato quanto il concetto di "mente vuota", sia funzionale alla seduta in corso. Da cosa esattamente dovrei svuotare la mia mente? La miglior risposta che la pratica mi ha fornito è "svuotare la mente si può tradurre con lo stare nell'ascolto", una sorta di vacuità con i livelli di attenzione al massimo, un'intensità priva di sforzo. Più precisamente, sto assistendo ad un processo in evoluzione e sto lì con tutta la mia attenzione, con tutti i sensi in modalità "recording", ma non tanto per riavvolgere il nastro e poter ricordare cosa è successo. Magari sì, anche, dopo, per concludere la seduta e poter descrivere a me stesso e alla persona che ho di fronte cosa ho registrato (e cosa ha registrato lui!); ma nel momento presente è proprio quello stato di massima attenzione e minimo sforzo possibile, quello che mi basta per sostenere il mio corpo che non può accasciarsi o limitarsi a giacere a terra, quello stato che mi permette di ricevere tutte le informazioni possibili, provenienti dall'essere con cui sono entrato in quella relazione. Cioè la mia capacità di osservare, di essere osservatore. Ciò che l'altro acconsente nell'essere osservato.

La minore perturbazione del sistema che sto osservando.

Le varie componenti del sistema-persona possono entrare in gioco, laddove la qualità di quel momento le lascia libere di esprimersi e non vengono ne' limitate, ne' tanto meno intimorite; semmai sostenute dopo aver "sentito" un desiderio di manifestarsi. Siamo in fondo un grumo di energia e siamo in grado di dare spazio a tante dinamiche, fisiche e dense, emotive e colorate, psichiche e funzionali, forme di energia via via più eteree, meno condensate. Non è che ci si sottopone ad una seduta Shiatsu solo se ci fa male la pancia. Il più delle volte magari sì, perché abbiamo l'abitudine a occuparci di noi solo quando stiamo male. Ma si possono avere altre forme di attenzione o esigenze più... impalpabili.

Dal punto di vista dell'osservatore-operatore, tutti i sensi sono implicati: il tatto tramite le mani nel contatto pressorio, l'udito nell'ascoltare quello che mi dice l'altro e ciò che avviene nello spazio che contiene la seduta in corso, gli occhi per vedere qualsiasi variazione si produca, da un movimento fisico, anche se impercettibile, a qualcos’altro di più sottile; l'olfatto, che può rivelarci l'emozione che un'altra persona sta vivendo, in modo che il quadro si completi senza che nulla di ciò che accade venga trascurato o perduto. Quel tipo di attenzione guiderà l'intervento nel modo migliore possibile, più di quanto avverrebbe seguendo una prassi preconcetta, in una modalità meccanicistica.

Perché tanto bisogno di rifarsi alla fisica quantistica per poi parlare di Shiatsu? Forse è un po' la moda del momento. A me piace pensare che più ci si addentra nei vari campi della conoscenza, più la realtà si riveli, a volte offrendo aspetti di una semplicità e coerenza disarmanti, altre volte apparendo in modo decisamente più bizzarro. Basta seguire un'intuizione per avere accesso a delle scoperte eccezionali: basta pensare che molti esperimenti nel campo della fisica vengono immaginati a livello mentale e sondano campi la cui verifica richiede o richiederebbe velocità poco a portata di mano. E' un po' come se tutta la conoscenza fosse lì, da qualche parte e il fatto di poterci attingere sia solo una questione di apertura, apertura della mente, del cuore, dei sensi. E allora da qualunque parte sia partita l'indagine, si arriva una fonte che non può che essere comune.

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